venerdì 8 gennaio 2016

una giornata di noi

Oggi è stato un venerdì nella mia vita. Oggi è stato un venerdì di saluti, baci, frasi, risate, teneri sorrisi, di lacrime trattenute. La mia mattinata è iniziata arilento, guardando dal lucernaio del bagno, mentre facevo pipì il colere del cielo; mentre lentamente mi preparavo la colazione, mentre lentamente pensavo e strutturavo la verifica per la mia terza. Poi, come il coniglio bianco di alice nel paese delle meraviglie, il mio sguardo è caduto sull'orologio. E dalla prima ho inserito la seconda. Mi sono vestita, e ho raggiunto mia mamma in terapia. 
Ho avuto io l'onore di stenderla nel letto, l'ho messa di fronte a quella che era la mia poltrona preferita: quella in cui potevo osservare tutto ciò che accadeva... Le mie 6 ore lì dentro erano eterne, ma divertenti, i due giorni di terapia sucessivi... un coma. Ho riso con i miei angeli bianchi e ho salutato tutti. Avevo un appuntamento importante. Quegli appuntamenti che non arrivano tutti i giorni, quelli che sai riconoscere fin da prima come IMPORTANTI. Dovevo incontrarmi con lei: la mia amica, una presona che mi insegna ogni giorno a guardare a me stessa con occhi nuovi i suoi. E' un dolce regalo della malattia, perchè mie care, la malattia è in grado di donarci delle gioie pazzasche se le sappiamo vedere. Ho fotografato il suo sguardo quando è uscita dal camerino e mi ha vista. Era felice. E' una donna speciale, una donna che sa bene chi è, ma a volte non ricorda della sua potenzialità, smarrisce se stessa, come tutti, come tutte quelle persone dotate di intelligenza e sensibilità. E' una donna bellissima, che deve ritrovare l'amore del vedersi, rconoscersi donna. Oggi l'ho accompagnata a fare shopping. Ci siamo divertite come due bambine a cui vengono dati 20 euro per comprarsi il pigiama nuovo, della serie: provo tutto!
Per un momento, un solo momento, sono tronata ragazza, dimenticando alcune cicatrici, dimenticando quella solitudine che la malattia ti fa incontrare.
Uscite dal negozio eravano sfinite, come due bambine. 
Le ore che passo con lei sono assolutamente entusiasmanti, impegnative... ogni volta percorriamo quel sentiero faticoso in ricerca di noi. Alterniamo il presente, al passato, al futuro. Giochiamo con chi siamo e sembra di conoscersi da una vita, il tempo con lei è un tempo di qualità dal quale mi trovo arricchita, mi trovo viva. Lei ha il potere di farmi sentire viva. 
Dopo un buon pranzo e tante parole, mi dirigo al collegio docenti, traffico, nebbia, rumore. Avevo bisogno di silenzio per sedimentare tutte le parole uscite in diretta in quella stupenda mattinata. A scuola, scopro cose che non avrei immaginato, la dirigente parla di me con dei colleghi dicendo che sono una persona di spessore in grado di cogliere delle situazioni che nessuno prima aveva colto. Sono arrivata lì solo da un mese. 
Rimango stupita da tutto ciò riprendo la mia macchina, la mia libertà e ripercorro la strada verso casa. Passo i tempo al telefono con alcuni scout, e arrivo a casa. Mio marito afono non ha fatto la spesa, quindi rinfilo le scarpe e inserisco a questo punto della giornata, la 5. Vado dal mio caro fruttivendolo (quell'uomo mi vizia, se solo avesse 30 anni di meno confesso che ci farei un pensiero)... ricevo una telefonata, torno a casa, ceno in fretta perchè la devo sentire. 
Ho appena messo giù il telefono con lei e ho capito che dovevo scrive oggi. Non di certo per raccontarvi la mia giornata, o meglio non solo, volevo testimoniare che oggi è stata una giornata di vita, ma con la V maiuscola.
Oggi Lei mi ha detto che sono bellissima e che le insogno molto sull'amore. Io non so se sono bellissima, ma vi assicuro che più bella, di prima di Jonny, mi ci sento. Jonny mi ha portata a guardarmi allo specchio senza capelli, senza sopracciglia, con quel colore bianco-giallo-grigio, e sceglie ogni giorni di amarmi. Così è cominciata la mia cura, io anche senza capelli, anche senza sopracciglia, con quelle due merde di cicatrici sotto le clavicole, io, ne valevo sempre la pena. Io ne valgo la pena. Io non avevo finito di dire la mia in questa vita, io non avevo finito di amare questa cosa che si chiama vita. Io non avevo finito di amare. Forse vi sembra strano, forse qualcuno si ritrova, ma mi sono resa conto che il mio tempo è sempre investito in qualità, e quando ciò non accade, giratemi alla larga. Mi sto scoprendo donna paziente, donna capace di lasciare, capace di speranza vera, donna che ha bisogno del suo silenzio, donna che comincia a fidarsi del suo sentire. 
Circondatevi di persona di qualità. Le persone di qualità sono quelle con cui condividete un pezzo di anima, lei ne condivide un pezzo della mia, sono i vostri rifugi dalle nubi che oscurano il sole. Perchè il sole siamo noi, il sole siamo ognuno di noi. Quando lei mi dice che sono bellissima è solo perchè lei riesce a vedere quel sole, lei riesce a vedere quella luce, perchè noi condividiamo le nostre anime.
La malattia mi ha insegnato ad amare il silenzio, a cercarlo spesso nella mia giornata, ad ascoltare quello che sento, così anche nelle relazioni. Cerca le relazioni ed investi in quello in cui tu hai bisogno, qui e ora. Chi condivide con te l'anima, non ti lascierà mai sola. 
Ora sono qui seduta nel mio studio, con il solo rumore delle mie dita sui tasti che conpongono questo pezzo e una meravigliosa sinfonia, e sorrido. Perchè questa, come molte altre giornate, mi ripagano della fatica delle terapie, della fatica di tutti quegli aghi nel mio corpo, la fatica di quelle attese, la fatica di quelle giornate a letto... grazie alle mie anime di avermi sostenuta, amata, fatta sentire preziosa ai vostri occhi. Su quel letto ho imparato cos'è l'amore, e gli sarò per sempre grata. 


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