Il gomitolo mi ha sempre incuriosita. Un ammasso di filo che sembra
ingarbugliato ed è avvolto su se stesso, che sembra non avere nè un capo
nè una coda. Però man mano che si lavora, prende forma, prende anche
sostanza. E quando ci penso, paragono questo alla mia vita, ma forse un
gomitolo è riduttivo. In alcuni momenti, a volte rari, a volte
frequenti, riesco ad estraniarmi e a guardarmi con occhi lucidi tutto
quello che mi sta capitando addosso. Tutta questa incertezza è faticosa
da gestire, questa lucuidità che a fatica emerge, la consapevolezza di
una solitudine che ormai fa uscire la parte cinica e diabolica che è in
me. Ho un carattere forte, dicono, ma sono anche delicata come un fiore
che si è dimenticato di essere fragile quando soffia il vento. Asserire
che ho un carattere forte è una scelta di comodo, io sono io: una donna
che la vita ha corazzato, un donna che si difende da ciò che la può
denudare, ma che non rinuncia a vivere. Sono forte per questo? mah!
Io
mi sento una persona cresciuta con Jonny, una persona che è riuscita a
liberarsi di alcuni vincoli che la sua educazione, l'ambiente, famiglia,
avevano fatto crescere come intrappolata in un gomitolo, ma per
sopravvivere ha dovuto districare la matassa... e ora vorrei solo
pace... come canta Arisa: pace.. solamente un pò di pace... cercare
solamente un pò di pace.... così che ogni momento sia felice.
La
felicità per un malato è una conquista giornaliera, la malattia ti aiuta
a scorgere quegli attimi di gioia, lìalbero in fiore, il calco di
questi giorni di primavera anticipata, il profumo di un fiore o un odore
che ti fa sentire a casa. La felicità non la misuri più su grandi
obiettivi, ma solo su piccole conquiste. Progettare anche solo un week
end al lago è un dono di felicità. Una risata è un attimo di felicità.
La felicità si declina in attimi...
ad un malato manca la serenità. A me manca la serenità.
Io
ho imparato che oggi è la mia forza, ieri è la consapevolezza dei miei
passi, il mio domani sarà solo il nuovo oggi. Non sarò protagonista di
Oggi sempre forzuti, ma anche di oggi svilenti, faticosi, anossici, ma
sarò comunque io a viverlo, nessuno può remare per me, la mia barca è
mia. Solo mia.
e di questo sono fiera. Forse è questo il centro
del gomitolo, il nuovo modo di guardare me stessa, che anche nei momenti
difficili, posso guardarmi con franchezza ed onestà. Perchè ieri ha
definito me stessa, qualunque sia la qualità di quel Ieri.
lunedì 14 marzo 2016
mercoledì 9 marzo 2016
passi certi ed incerti
Chi abita il mio cuore lo sa.
Sa che la parte chiusa e silenziosa di me esiste, anche se spesso la maschero dietro ad esuberanza e parole. Quando faccio fatica scelgo il silenzio. Il silenzio dei miei passi sull'asfalto, sulla neve, sui sassi, sui vicoli... I miei passi che rievocano la mia strada, e osservo i miei piedi, che con un ritmo incredibile, si slanciano nel passo sucessivo. Imparo da loro. Li guardo e resto affascinata, sanno sempre dove appoggiarsi, come se avessi un istinto così grande da cogliere solo con il tatto della punta del piede quele sia un appiglio sicuro. Questo è sempre stato, quando camminvavo in montagna, quando arrampicavo, quando camminavo sulla neve.. Quando scio, i miei piedi sono sempre stati la mia guida sicura. Lo sono anche oggi. imparo da loro, hanno solo bisogno di due ingredienti: cuore e testa. Il sentire e il razionalizzare. Non hanno bisogno di una mano che guidi il mio cammino, basta quel silenzio che non è mai solitudine, basta quello sguardo innamorato della vita, dei processi della conoscenza di me e dell'abiente circostante, e mi scopro così cittadina di tanti ambienti nei quali solo a camminarli ritrovo profuni familiari, colori famigliari... come se in quelache vita passata fossero stati già conosciuti.
Sono stanca si si camminare verso un domani incerto, sono felice però di sapere, che l'oggi ha con sè la certezza di quel passo. Ho paura però di barcollare, di poter scivolare, perchè a tutti succede, anche chi sa che può fidarsi di quei piedi. Chi mi prende?
Sono sopresa in questi giorni dalla mia serenità e dalla lucidità con cui assaporto il brivido della vita, ho permesso cose a persone che non avrei mai immaginato, le sentivo così lontane da me, mi facevano paura, mi sembravano così dolorose, e invece no. Hanno definito ancora una volta ciò che sono. Hanno definito la mia testa e il mio cuore, dando la forza ai miei piedi di fare il passo dopo.
Parlo con i miedici come se fossi io a fare un favore a loro di incontrarmi e sentire la mia storia, ho cambiato porspettiva. Cazzo. Ora è il mio turno in questo gioco e devo fidarmi dei miei piedi. Guardarli e ascoltarli, perchè so che mi possono poertare lontano, anche se qualche passo sarà incerto, timoroso, so che gli occhi aiuteranno i piedi, e il cuore sceglierà ai bivi. Perchè io definisco me stessa, perchè io so che posso contare su di me.
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