giovedì 28 gennaio 2016

la scarpa giusta

Non mi ricordavo più le notti in ospedale: non che sia un male, ma quando ci torni, la scansione del tempo torna famigliare. Ascolto e osservo i movimenti della signora affianco. Domani intervento difficile, lungo ma lei e i suoi 75 anni se li porta bene. E secondo me non ha mica capito cosa accadra davvero domani....Beata ignoranza.
La signora davanti a me 38 kg bagnata ha passato la sera a lisciarsi i capelli e chi mi conosce immaginera' i miei sorrisi spontanei non acidi che quest'immagine rievoca. La terza signora operata da sta mane che dorme beata da sempre.
E l'ultima che chiude il quartetto sono io. Ho fatto cio che rimandavo da molto e mi stupisco sempre della mia capacita di reazione. Mi stupisco si, e me lo dico ad alta voce che sono brava. Mente fredda e razionale, sapevo bene cosa la mia dottoressa dai capelli rossi avrebbe fatto, tutto sotto controllo. Come lo stesso bisogno di tornare li. Sul luogo della sofferenza, perchè a vote c'è bisogno di rievocare. Ho bisogno di andare indietro e guardare. Osservare quanta strada ho fatto, e come l'ho fatta, chi c'era e chi no, chi ha stretto quella mano e chi l'ha lasciata andare. Divenire consapevole che l'unica che c'è sempre stata sono solo io. Con passi più incerti altri più sicuri, ma sempre il mio piede si è appoggiato per primo. Tornare indietro serve anche a questo. Guardare quel piede che indossa una stupenda scarpa con il tacco... e si fa strada nel tortuoso percorso della vita.

sabato 16 gennaio 2016

questione di albe

Il piccolo principe si siede a gardare il tramonto e lo sostiene triste.
Un tramonto come quello di ieri??? Toglie il fiato, sa rendere ciechi, conquista un orrizzonte percepito diverso a seconda dell'inclinazione della palla infuocata. Si ritrae e lascia spazio al buio e alla magia del cielo stellato.
Il tramonto mi riporta ad una fase della mia malattia, alla fase di smarrimento e di paura. Ci ho messo tanti passi per ritrovare me stessa, la posizione in cui ti pone la malattia ti porta a pensare alla morte come una soluzione, come qualcosa che ti tende la mano. Ognuno di noi decide che posizione tenere, se cercare di tenerla distante o lasciarla avvicinare. La mia storia con questa cosa è stata non così diretta. Non ho assunto una posizione da subito. Io all'inizio avevo deciso di morire. Avevo deciso che questa guerra era già persa in partenza. Per me era solo una questione di tempo. E sinceramente non avevo motivi per sopravvivere. Ero consapevole che i miei cari avrebbero sentito la mia mancanza, ma non ero insostituibile. Poi, non so come o quando, forse dopo l'incontro con Barbara, decisi che io dovevo ribaltare la situazione, che io meritavo la seconda possibilita. Che forse potevo rinascere.
E così piano piano, passo passo, ho riscoperto la forza dell'alba. Ho riscoperto l'Amore di un Padre che non lascia soli, di un Padre che sa farsi sentire anche quando la notte è davvero buia. Mi sono sempre sentita amata da lui. Le persone che ho incontrato sono state stimolo per la mia crescita, sono state incentivo, sono state carezze, delusioni, ferite, ma anche tanta bellezza. La bellezza della rosa piena di ruggiada in quelle mattinate di marzo, che appena sorge il sole ti racconta di una notte faticosa, una notte di paura, ma che il solo tempore le riscalda e le rende vive.
Un anno e mezzo fa una mia amica restava incinta. E'stata la prima gravidanza che ho accettato con una certa serenità. Non conosco il motivo di questo evento così forte per me e anche per lei, ma di quel'ammasso di cellule mi ha conquistata. Fin da subito. Forse ancora prima. Cosa c'entra. Sta sera per me c'entra. Quella bambina, furba e mammosa, rappresenta ancor più quel'alba per me. Temevo che non sarei arrivata a conoscerla. Temevo di non avere la gioia di assistere al miracoloe della trasformazione della mia amata amica in mamma, di non poter udire la sua voce, di non poter vedere il colore dei suoi occhi. Anche per lei ho lottato. Questa settimana l'abbiamo battezzata,  e questa settimana ho ricevuto delle notizie belle, ma faticose da digerire. Sento addosso una responsabilità grande. Mi sento una miracolata. Così ormai i medici si relazionano con me. Io voglio solo riprendermi la mia vita libera. Ho solo voglia di non dormire la notte per alzarmi a guardare l'aba. Ho voglia di perdermi nel profumo della primavera, nei passi in un bosco che sveglia dal lungo inverno. Perchè per arrivare alla primavera bisogna sopportare l'inverso. Credetemi io ho solo voglia di vivere: gustarmi l'inverno, la primavera, l'estare....
Crediamoci in questa primavera, crediamo nella magia dell'alba, crediamo in noi stessi, perchè alla fine, ciò che resta siamo solo noi. Io in questo momento della mia esistenza mi sento finalmente bastante a me stessa. Non ho bisogno di nessuno. Ho i miei amori, i miei pilasti, gli abitanti del mio cuore, e del resto non ho bisogno.
Purtroppo questo per molti è difficile da comprendere. La libertà del godere di se stessi, anche con un corpo che fatichi a sentire tuo, anche con una resistenza che non è quella di prima, con le rughe, i capelli un pò ricresciuti che non sembrano i tuoi.... non sei più quella di prima. Se vuoi ammirare la farfalla devi sopportare il bruco diceva la Rosa al Piccolo Principe.
Ringrazio Dio, e Jonny per questa strada che mi hanno portato ad una consapevolezza di me muova, finalmente riesco a camminare con il mento in su, guardando tutte le sfumature di azzurro che accompagnano la mia giornata. Il mio canto libero sono IO, nelle mie albe e nei miei tramonti. La mia libertà risiede in me.
E a questo punto, per me le lacrime sono d'obbligo. 

venerdì 8 gennaio 2016

una giornata di noi

Oggi è stato un venerdì nella mia vita. Oggi è stato un venerdì di saluti, baci, frasi, risate, teneri sorrisi, di lacrime trattenute. La mia mattinata è iniziata arilento, guardando dal lucernaio del bagno, mentre facevo pipì il colere del cielo; mentre lentamente mi preparavo la colazione, mentre lentamente pensavo e strutturavo la verifica per la mia terza. Poi, come il coniglio bianco di alice nel paese delle meraviglie, il mio sguardo è caduto sull'orologio. E dalla prima ho inserito la seconda. Mi sono vestita, e ho raggiunto mia mamma in terapia. 
Ho avuto io l'onore di stenderla nel letto, l'ho messa di fronte a quella che era la mia poltrona preferita: quella in cui potevo osservare tutto ciò che accadeva... Le mie 6 ore lì dentro erano eterne, ma divertenti, i due giorni di terapia sucessivi... un coma. Ho riso con i miei angeli bianchi e ho salutato tutti. Avevo un appuntamento importante. Quegli appuntamenti che non arrivano tutti i giorni, quelli che sai riconoscere fin da prima come IMPORTANTI. Dovevo incontrarmi con lei: la mia amica, una presona che mi insegna ogni giorno a guardare a me stessa con occhi nuovi i suoi. E' un dolce regalo della malattia, perchè mie care, la malattia è in grado di donarci delle gioie pazzasche se le sappiamo vedere. Ho fotografato il suo sguardo quando è uscita dal camerino e mi ha vista. Era felice. E' una donna speciale, una donna che sa bene chi è, ma a volte non ricorda della sua potenzialità, smarrisce se stessa, come tutti, come tutte quelle persone dotate di intelligenza e sensibilità. E' una donna bellissima, che deve ritrovare l'amore del vedersi, rconoscersi donna. Oggi l'ho accompagnata a fare shopping. Ci siamo divertite come due bambine a cui vengono dati 20 euro per comprarsi il pigiama nuovo, della serie: provo tutto!
Per un momento, un solo momento, sono tronata ragazza, dimenticando alcune cicatrici, dimenticando quella solitudine che la malattia ti fa incontrare.
Uscite dal negozio eravano sfinite, come due bambine. 
Le ore che passo con lei sono assolutamente entusiasmanti, impegnative... ogni volta percorriamo quel sentiero faticoso in ricerca di noi. Alterniamo il presente, al passato, al futuro. Giochiamo con chi siamo e sembra di conoscersi da una vita, il tempo con lei è un tempo di qualità dal quale mi trovo arricchita, mi trovo viva. Lei ha il potere di farmi sentire viva. 
Dopo un buon pranzo e tante parole, mi dirigo al collegio docenti, traffico, nebbia, rumore. Avevo bisogno di silenzio per sedimentare tutte le parole uscite in diretta in quella stupenda mattinata. A scuola, scopro cose che non avrei immaginato, la dirigente parla di me con dei colleghi dicendo che sono una persona di spessore in grado di cogliere delle situazioni che nessuno prima aveva colto. Sono arrivata lì solo da un mese. 
Rimango stupita da tutto ciò riprendo la mia macchina, la mia libertà e ripercorro la strada verso casa. Passo i tempo al telefono con alcuni scout, e arrivo a casa. Mio marito afono non ha fatto la spesa, quindi rinfilo le scarpe e inserisco a questo punto della giornata, la 5. Vado dal mio caro fruttivendolo (quell'uomo mi vizia, se solo avesse 30 anni di meno confesso che ci farei un pensiero)... ricevo una telefonata, torno a casa, ceno in fretta perchè la devo sentire. 
Ho appena messo giù il telefono con lei e ho capito che dovevo scrive oggi. Non di certo per raccontarvi la mia giornata, o meglio non solo, volevo testimoniare che oggi è stata una giornata di vita, ma con la V maiuscola.
Oggi Lei mi ha detto che sono bellissima e che le insogno molto sull'amore. Io non so se sono bellissima, ma vi assicuro che più bella, di prima di Jonny, mi ci sento. Jonny mi ha portata a guardarmi allo specchio senza capelli, senza sopracciglia, con quel colore bianco-giallo-grigio, e sceglie ogni giorni di amarmi. Così è cominciata la mia cura, io anche senza capelli, anche senza sopracciglia, con quelle due merde di cicatrici sotto le clavicole, io, ne valevo sempre la pena. Io ne valgo la pena. Io non avevo finito di dire la mia in questa vita, io non avevo finito di amare questa cosa che si chiama vita. Io non avevo finito di amare. Forse vi sembra strano, forse qualcuno si ritrova, ma mi sono resa conto che il mio tempo è sempre investito in qualità, e quando ciò non accade, giratemi alla larga. Mi sto scoprendo donna paziente, donna capace di lasciare, capace di speranza vera, donna che ha bisogno del suo silenzio, donna che comincia a fidarsi del suo sentire. 
Circondatevi di persona di qualità. Le persone di qualità sono quelle con cui condividete un pezzo di anima, lei ne condivide un pezzo della mia, sono i vostri rifugi dalle nubi che oscurano il sole. Perchè il sole siamo noi, il sole siamo ognuno di noi. Quando lei mi dice che sono bellissima è solo perchè lei riesce a vedere quel sole, lei riesce a vedere quella luce, perchè noi condividiamo le nostre anime.
La malattia mi ha insegnato ad amare il silenzio, a cercarlo spesso nella mia giornata, ad ascoltare quello che sento, così anche nelle relazioni. Cerca le relazioni ed investi in quello in cui tu hai bisogno, qui e ora. Chi condivide con te l'anima, non ti lascierà mai sola. 
Ora sono qui seduta nel mio studio, con il solo rumore delle mie dita sui tasti che conpongono questo pezzo e una meravigliosa sinfonia, e sorrido. Perchè questa, come molte altre giornate, mi ripagano della fatica delle terapie, della fatica di tutti quegli aghi nel mio corpo, la fatica di quelle attese, la fatica di quelle giornate a letto... grazie alle mie anime di avermi sostenuta, amata, fatta sentire preziosa ai vostri occhi. Su quel letto ho imparato cos'è l'amore, e gli sarò per sempre grata.